sabato 8 gennaio 2011

Pro e contro - Noi credevamo

Pro e contro su Noi credevamo, di Mario Martone
Martone: rosselliniano o stucchevolmente didascalico e televisivo?
PRO. Martone mette in scena, facendo coesistere in maniera mirabile cinema, teatro e televisione (nel senso della memoria del lavoro compiuto da Roberto Rossellini, di un suo uso di essi altamente didattico e formalmente creativo), l’Italia dell’Ottocento … [Giuseppe Gariazzo,  L’indice dei libri] 
Non capita sovente nel cinema contemporaneo che sia dato di osservare il passare del passato come cinema, ossia come verità 24 fotogrammi al secondo (secondo la felice formula godardiana). Clamoroso esempio di nitore rosselliniano, il film di Martone recupera soprattutto la lezione degli ultimi lavori del maestro di Paisà cui Noi credevamo rimanda con la sua scansione in capitoli. Nello specifico la lezione dei lavori televisivi di Rossellini, oltre che quella dei tardi e incompresi capolavori come Viva l'Italia e Vanina Vanini. E Rossellini rivive nell'economia essenziale del gesto cinematografico di Martone. [Giona A. Nazzaro, Micromega.net]
CONTRO. Tutto bene, se dal complesso di storie, ricostruzioni e suggestioni non finisse per promanare un che di didascalico e d'impettito, da fiction tv. [Valerio Caprara, Il Mattino]
il polpettone stenta ad avvincere nel tentativo di romanzare il sussidiario. [Maurizio Caverzan, Il Giornale]

Francesca Inaudi: meravigliosa o dozzinale?
PRO. [I patrioti] conoscono l'illuminata e affascinante principessa di Belgiojoso (una Francesca Inaudi da mozzare il fiato) [Davide Turrini, Liberazione]
Il regista restituisce il ruolo che merita a una figura come Cristina di Belgioioso, interpretata nel corso del tempo da due attrici meravigliose: Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto. [Roberto Nepoti, La Repubblica]

CONTRO. Peccato invece per la singola nota stonata, ma stonata davvero - non potrete non digrignare i denti – della Cristina di Belgioioso secondo Francesca Inaudi: una recitazione teatrale, dozzinale, che stacca dal contesto come un pupo siciliano in un film della Pixar. [Andrea B. Previtera,  Il giudizio universale] 
[…] alcuni di essi [attori] sanno, soprattutto nella prima parte, di accademia, per esempio l’Inaudi, e altri cercano troppo di somigliare ai ritratti dell’epoca, ma altri ancora […] rendono l’idea […] con una certa efficacia. [Goffredo Fofi,  Lo straniero]

Scenografia, costumi …: gloria nazionale o roba da fotoromanzo?
PRO. Il film di Martone proclama che - se pure fummo mai un popolo di poeti, navigatori e santi - gli italiani di ieri e di oggi sono stati e sono un popolo di scenografi, costumisti e truccatori. E bisognerebbe aggiungere: di registi inventivi, bravissimi attori, talentuosi coreografi, fotografi, parrucchieri, macchinisti e illuminotecnici. Rimettendo in scena i decenni del processo di unificazione, il film rivendica e riscatta il patrimonio storico della Nazione e lo fa dimostrando che si tratta innanzitutto di un patrimonio artistico. Ma la cosa confortante, addirittura entusiasmante, è che dimostra che si tratta di un patrimonio vivente. [Antonio Scurati, La Stampa]
CONTRO. Peccato che lo stile e i costumi degli attori appartengano invece ai modi più convenzionali dei fotoromanzi televisivi. [Lietta Tornabuoni, La Stampa]
[Selezione di PG]

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