domenica 23 gennaio 2011

Qualunquemente

Qualunquemente Regia: Giulio Manfredonia; soggetto e sceneggiatura: Antonio Albanese; interpreti: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano. Italia, 2011. 
Punteggio ★★   

La cosa che più convince di questo film è il presupposto da cui parte: in un paese in cui la realtà politica supera la finzione, drammatica e comica, non è più possibile fare satira, resta solo il grottesco. E così è il film. Mi è però difficile trovare il taglio giusto per commentarlo.
Andiamo per pezzi separati. Il primo è che non fa ridere. Non c'è una sola scena che strappi, non dico una risata, ma neanche un sorriso. Poi, mi vien da dire che la componente di critica politica è tanto condivisibile quanto scontata. Infine, Antonio Albanese, che ha ideato il soggetto/personaggio e si è scritto addosso la sceneggiatura, è bravissimo ad esprimere il suo personaggio, che tiene in quasi tutto il film.
Come tutti sanno, l'imprenditore Cetto La Qualunque è l'uomo che i "furbi" di un paesino della Calabria, al suo ritorno da un periodo di "necessaria" latitanza, decidono di far scendere in campo nelle elezioni comunali. Cetto raccoglie in sé tutte le caratteristiche che nella società locale danno il successo: corrotto, amorale, volgare, razzista, maschilista. E, come se non bastasse, dichiara e urla ai quattro venti queste sue caratteristiche, come fossero dei meriti.  Il tono scelto dal regista e dal protagonista è un grottesco fatto di eccessi. Ogni situazione è volutamente spinta oltre la misura ma sempre "poco" oltre la misura, cioè sempre vicina alla realtà. La novità, e l'elemento peculiare del personaggio e del film, sta nel dirlo ,nel teorizzarlo, nell'esibirlo. Esemplare in questo senso la frase che Cetto dice al figlio: "Presto io sarò sindaco e tu per legge sarai vicesindaco". [FP]

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