lunedì 28 febbraio 2011

Tutto l'amore del mondo

Tutto l'amore del mondo, di Riccardo Grandi, con Nicolas Vaporidis, Ana Caterina Morariu, Monica Scattini, Enrico Montesano, Sergio Rubini, Italia, 2010 
Punteggio ★1/2   

Il sottotitolo potrebbe essere "il mattino dopo gli esami in viaggio-premio per l'Europa". Il livello culturale e di intrattenimento è lo stesso, cioè prossimo allo zero. Alla nullità dell'operazione contribuisce in misura preponderante Vaporidis, una delle nuove grandi facce inerti del cinema italiano: riesce ad attraversare interi film con il suo sguardo da bravo ragazzo un po' mogio e un po' furbetto senza esprimere alcunché. Meglio  (peggio) di lui c'è solo Pieraccioni. Ana Morariu ha invece una certa vitalità.
Dal punto di vista sociologico, fornisce materiale di riflessione sulla "commedia giovanile", un sottogenere che in Italia, proprio perché sottosviluppato rispetto a cinematografie come quella americana o giapponese, merita identificare più accuratamente. [FP]

giovedì 17 febbraio 2011

Il figlio più piccolo

Il figlio più piccolo, di Pupi Avati, con Christian De Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Sidney Rome, Nicola Nocella, Italia, 2010. 
Punteggio ★★   

Pupi Avati mantiene il suo sguardo un po' da sognatore anche in questo film tutto incentrato sulla corruzione dei costumi e la perdita del senso di umanità. Nella storia del palazzinaro che, consigliato da un ex prete, dal nulla arriva ai vertici di un impero e altrettanto rapidamente finisce in carcere e torna al nulla, usando costantemente i legami famigliari come meri strumenti di successo, Avati non aggiunge granché di nuovo a tante altri analisi anche più approfondite e drammatiche. Il suo sguardo però sembra rivolto più alle vittime che ai colpevoli e queste vittime - la ex moglie, i  figli, la segretaria - vengono dipinte come fuori dal mondo, completamente ignoranti della realtà, assorbite nel loro ottuso coltivare cascami di sottocultura. Quasi come per dirci che i tanti malfattori che popolano l'Italia di oggi sono tali anche perché gli altri, i non malfattori, sono stupidi e la loro stupidità lascia spazio ai primi. Un film non del tutto riuscito, che non è né commedia né dramma.
Christian De Sica in uno dei suoi primi ruoli "seri" non è particolarmente incisivo. [FP]
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mercoledì 16 febbraio 2011

Viola di mare

Viola di mare, di Donatella Maiorca, con Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Ennio Fantastichini, Italia, 2009. 
Punteggio ★1/2

Essere donna in una società patriarcale arretrata come la Sicilia di inizio '900 era duro. Essere lesbica lo era molto di più. E fin qua, come spunto per una storia, andrebbe ancora bene. Ma la Maiorca, non paga, ha pensato bene di schiacciare il piede sull'acceleratore. Così il duro padre (Fantastichini), piuttosto che avere una figlia lesbica (Solarino), preferisce, con il consenso del prete ( già corrotto dalle gioie del sesso e da un figlio abortito), trasformarla pubblicamente in un uomo. La Solarino si taglia i capelli, si fascia il petto, indossa i pantaloni e sposa la sua amata (Ragonese). Il resto lo risparmio.
L'insistenza sulle scene di sesso tra le due donne e l'utilizzo delle canzoni di Gianna Nannini come colonna sonora (peraltro sgradevole) confermano la natura "furbetta" della regia. [FP]
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martedì 15 febbraio 2011

Tutta la vita davanti

Tutta la vita davanti, di Paolo Virzì, con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Massimo Ghini - Italia, 2008. 
Punteggio 1/2  

Paolo Virzì, pur distinguendosi dai mercivendoli imperanti, non è mai riuscito a raggiungere la statura di "autore". I suoi film sono talvolta decenti, talvolta pessimi, ma sempre un po' sotto quell'invisibile linea che separa l'intellettuale, l'artista, il talento, dal mestierante, l'artigiano, il divulgatore, con tutto il rispetto per entrambe le categorie.
Nonostante il tema socialmente à la page come la difficoltà di trovar lavoro e l'esperienza in un call center (ma su questo si veda il molto più significativo Fuga dal call center); nonostante la presenza di vari attori (Ragonese, Ferilli, Mastandrea, Gabriellini, Ramazzotti) che, seppur incapaci, sono un'attrazione per il pubblico; nonostante, ancora, la presenza di alcuni attori capaci (Germano, Ghini), è un film piatto e finto che mescola vari generi, dal sentimentale al sociale, dalla commedia al dramma, per non comunicare niente.
Una nota su Sabrina Ferilli: non è mai riuscita a essere una vera icona della bellezza mediterranea. Talvolta (era) sensuale, talvolta (è) piatta, non è mai arrivata a essere "la nuova Loren". Ora è solo patetica. [FP]
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lunedì 14 febbraio 2011

Il nascondiglio

Il nascondiglio, di Pupi Avati, con Laura Morante, Rita Tushingham, Burt Young, Treat Williams, Yvonne Sciò, Sydne Rome, Angela Goodwin - Italia, 2007. 
Punteggio ★★  

Pupi Avati torna ai suoi primi amori, l'horror e l'America, con questa vicenda di una casa maledetta e una protagonista ignara che va ad abitarci. La storia è scontata ma è la dimostrazione che un bravo regista riesce a catturare l'attenzione senza effetti speciali e con qualunque materiale. Così è per Avati, che, pur facendo il matrimono con i classici fichi secchi, si fa comunque seguire fino al finale (in)atteso.
Opportuna la scelta come protagonista di Laura Morante, portatrice di un'immagine di donna nevrotica al limite dell'insopportabilità (peggio di lei c'è solo Margherita Buy) ma che proprio per questo si rivela adatta alla parte. Intorno a lei, una serie di comprimari che ricordano altre epoche gloriose del cinema: Rita Tushingam, Burt Kennedy, Treat Williams, Sidney Rome, Angela Goodwin. [FP]
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martedì 8 febbraio 2011

Manuale d'amore

Manuale d'amore. di Giovanni Veronesi. Con Carlo Verdone, Sergio Rubini, Margherita Buy, Luciana Littizzetto, Jasmine Trinca - Italia, 2005. 
Punteggio ★1/2   

Nell'imminenza del terzo episodio di quella che si va configurando come una serie, ho provato a ripartire dall'inizio ma l'esito  è stato abbastanza scarso. 
Quattro episodi non connessi tra di loro - innamoramento, crisi, tradimento, abbandono - vorrebbero rappresentare, ovviamente in maniera arguta e spiritosa, casistiche ricorrenti delle dinamiche amorose. Piatti, banali, scontati, non incuriosiscono, non divertono.
Tanti attori famosi, poche le interpretazioni valide. Fra queste ultime svetta la prova di Rubini; dignitosi Verdone e Littizzetto; insopportabile cucciolone-Muccino. [FP]
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venerdì 4 febbraio 2011

Maschi contro femmine

Maschi contro femmine, di Fausto Brizzi, con Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Carla Signoris, Nicolas Vaporidis, Giorgia Wurth, Claudio Bisio, Nancy Brilli, Giuseppe Cederna, Luciana Littizzetto - 2010.
Punteggio ★★   

Varie storie si sviluppano e si intersecano a comporre un mosaico sui pasticci della vita e soprattuto dell'amore. Decisamente nulla di originale ma la confezione è abbastanza curata e il risultato si lascia vedere. Brizzi non è certo un autore ma sa fare il suo mestiere, gli attori sono noti e bravi, i dialoghi cuciti su di loro. Il tono generale evita opportunamente gli sviluppi (troppo) farseschi. Evita anche, meno opportunamente, qualunque accenno al mondo che sta al di fuori delle storielle dei vari personaggi. La realtà sociale non esiste.
Fabio De Luigi e Carla Signoris bravissimi. Nicola Vaporidis inguardabile. [FP]
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mercoledì 2 febbraio 2011

Commediasexy

Commediasexy, di Alessandro D'Alatri, con Sergio Rubini, Paolo Bonolis, Margherita Buy, Michele Placido, Stefania Rocca, Elena Santarelli, Rocco Papaleo - Italia, 2006. 
Punteggio ★★1/2   

L'uomo importante, in questo caso un politico, che per non destare sospetti chiede all'amante di fingere di essere fidanzata con il suo autista, con tutti i prevedibili sviluppi, non è un'idea nuova. Merito di D'Alatri è però quello di riuscire a condurre tutta la vicenda sul piano della decenza senza sbracature caserecce, aiutato in questo anche da un cast ben scelto di attori che sanno recitare. Altro merito è di aver saputo evitare lo sviluppo più scontato delle storie di questo tipo e cioè che i finti fidanzati si innamorino per davvero, per lasciare invece spazio a un po' di critica sociale che, pur senza essere al vetriolo, è ahimé vicina allo squallore dell'Italia di oggi.
Fra gli attori, i voti migliori vanno a Rubini e Placido. Decenti Rocca, Buy e Santarelli nelle rispettive parti. Papaleo sempre simpatico. Una sorpresa Bonolis. [FP]
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martedì 1 febbraio 2011

Materiali - Riscoprire Alberto Lattuada

Alberto Lattuada è un grande regista che merita di essere riscoperto. Due iniziative sono particolarmente benvenute. 
La prima è l' Omaggio a Alberto Lattuada, un progetto del Museo Nazionale del Cinema e dell’AIACE Nazionale in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, Fondazione Cineteca Italiana e Cineteca del Comune di Bologna che inizia oggi al cinema Massimo di Torino  (vedi il programma completo).  
La seconda è la concomitante pubblicazione dell’AIACE nazionale del volume Alberto Lattuada di Gianni Volpi con un’introduzione di Goffredo Fofi.

Dalla presentazione di Goffredo Fofi alla rassegna del cinema Massimo, pubblicata su La Rivista del Cinema, stralciamo alcuni passi significativi:

" Alberto Lattuada è stato uno dei grandi registi del cinema europeo (...). Non fu spontaneo e nuovo, avventuroso e scapigliato come un Rossellini, ma neanche catto-populista come un Zavattini, e visse il passaggio dal vecchio al nuovo, dentro la guerra mondiale e nel dopoguerra, rifugiandosi prima nellOttocento e nella sua cultura ma aprendosi poi alla rinascita del paese e del cinema con la spregiudicatezza dei colti di salda morale, di coloro che sanno cosa e bene perisca e come e bene ammazzarlo.

Il suo doppio binario, del passato e del presente, batte peraltro, quanto alla tradizione, una strada russa (Puškin, Gogol, Bulgakov...) e una italiana (Machiavelli, De Marchi, DAnnunzio e Bacchelli, al passato, un Verga attualizzabile e attualizzato, e al loro presente Brancati,
Piovene, Chiara, Berto (...)). 

Nelle sue rotture e cesure vi fu la piena coscienza che il vecchio doveva morire e che bisognava inventare il nuovo, ma anche la convinzione che certe radici fossero ancora salde e non andassero tagliate, quelle radici che erano appunto morali e borghesi, lo sguardo di
quella borghesia che aveva voluto essere di modello al paese, con un forte sentimento della responsabilita collettiva nella crescita e nello sviluppo la Milano di Cattaneo, e poi degli industriali alla Falck e alla Pirelli, della grande editoria colta e popolare cui quella odierna
ha voltato rabbiosamente e, a ben vedere, masochisticamente le spalle. Con laggiunta della fotografia, della musica, della poesia...  (...)

Merito non secondario, soprattutto se si confronta il suo cinema con quello attuale, fu lattenzione ai personaggi femminili, ai caratteri femminili, la piu costante e varia, rispettosa e acuta di tutto il nostro cinema e di quasi tutta la nostra letteratura (...).
Meno deciso, piu disponibile nei confronti del mercato di un Fellini o di un Antonioni, il segno che Lattuada ha lasciato e meno forte ed evidente del loro, ma Autore con la maiuscola lo e stato a pieno titolo e il suo posto nella storia del nostro cinema e della nostra cultura e di primo piano, e lo si valuta oggi con unammirazione e con un rispetto che crescono nel tempo, e nella revisione e ri-conoscenza delle opere. "